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Eccellentissimo Signor Professore Avvocato Giovanni Pullicino,
Nel porgere a Lei questo funebre Discorso, un altro non ho cuore di sottrarre alla posterità, essendo a me, la memoria dell’illustre Monsignor Pullicino, ornamento del Clero Maltese e mio diletto amico. Lo dedico a Lei, che si rispecchia così bene nelle preziose virtù dell’eminente Prelato. Questo è infatti un piccolo e magro cosa dello Statuto e della Legge – poiché anch’essi meritano di essere riguardati con particolare affetto – per dissipare l’affetto profondo e sincero, che fu ricambiato fra noi.
Del Suo umilissimo servo,
Can. Luigi Farrugia.
Valletta, 5 Maggio 1890.
Bonum certamen certavi, cursum consummavi.
L’APLO. A TIMOTEO, CAPO 4.
Una lotta, Sacri Ministri, Onorati Confratelli, una lotta, quanto ignobile, altrettanto accanita, è quella che si muove ai giorni nostri contro il Sacerdozio Cattolico. È la lotta dell’errore contro la verità, delle tenebre contro la luce: aspra e crudele tenzone, che forma uno dei più rilevanti caratteri del secolo nono-decimo. Questo infatti vien chiamato il secolo del progresso, della civiltà, l’era delle più ardite scoperte: sia pure, ma al certo è non pensato chi contrastargli tale gloria. Però, a completare l’enumerazione de’ caratteri suoi dagli altri lo distinguono, fa d’uopo altresì appellarlo il secolo dell’incredulità e della menzogna, il secolo della guerra più ostinata a tutto ciò che il corto volo transcende dell’umana ragione. È questo, o Signori, il malaugurato razionalismo, qualsianque nome gli si aspetti, sotto i quali ardisce comparirne, colle maleliche conseguenze, che il campo infestano della moderna filosofia, cui vuolsi ad ogni costo emancipata da ogni soprannaturale influso.
Però questi figli bastardi della scienza moderna trovano uno scoglio adamantino, che si oppone a tutta forza ai loro infernali conati, nel Sacerdozio di Gesù Cristo: il quale, erede delle più nobili tradizioni della Chiesa, custode, esso solo, della scienza vera, che non può mai andar dissociata dalla fede, mena continui colpi al nemico della verità e paralizza in tutti i modi la loro azione. Imperversando, alza la fronte, gli inconscussi principii della verità, dimonstra come, anzicchè contradire all’umana ragione, con questa va piena-
6…mente d’accordo: né pago di una sterile scienza, questa incarna nell’azione a salute dei popoli: conoscenza del vero ed agire secondo il vero, sapere e virtù, ciò che gli antichi sapienti di Grecia appellarono Sofia, il Sacerdozio Cattolico procede, beneficando i popoli, in mezzo a dardi velenosi delle più mordaci calunnie.
Oh! sorga in questo giorno dai secreti recessi della sua tomba il Sacerdote di Gesù Cristo, alla cui benedetta memoria è dedicato il funereo rito! sorga e colla sua vita intemerata, e colla dottrina che in lui splendidamente rifulse, e col suo zelo ardente a conquidere i caporioni della miscredenza, i microscopici dottori del secolo nostro! Sorga il dignitario della Chiesa Monsignor PAOLO PULICINO a diradare le fosche caligini, onde i nemici di Dio cercano di ravvolgere le menti degli uomini ai danni del Sacerdozio e della Religione.
Nè male mi appongo, o Signori: chi è fra voi difatti, che ignori le sfrontate calunnie, onde cercasi di vilipendere il Clero Cattolico e degradarlo al cospetto dei popoli, all’oggetto di sottrarre questi alla benefica influenza del prete? Ignoranza ed infingardaggine: ecco le due taccie bugiarde colle quali si vuole avvilire i Ministri del Santuario. Negatori della luce, mentre questa risplende nella sua pienezza, i nemici della Chiesa ci gridano contro agl’ignoranti! agl’oziosi! attendosi alla menzogna, assioma proclamato dall’incredulo filosofo della Senna.
Ebbene, o Signori, i tratti della vita di Monsignor PULICINO che mi studierò di mettere innanzi agli occhi vostri, saranno un eloquente rimprovero degli empî accusatori del Clero Cattolico. La sua dottrina e il suo zelo — l’una e l’altro impiegati al benessere della società e a gloria della Religione, sono la risposta più convincente alle accuse dei nemici del Sacerdozio. Tanto che non senza ragione potrà Egli ripetere coll’Apostolo di aver combattuto da prode, di aver fornito la sua carriera, corrispondendo fedelmente agli alti fini della Provvidenza. Bonum certamen certavi, cursum consummavi.
Signori, il pietoso ufficio di tessere questa sera la funebre laude dell’eminente Prelato, già Preside spirituale…
7. …di questo nobile Sodalizio, per poco meno di un mezzo secolo, mi cagiona non poco di confusione e di sgomento: perchè la mia eloquenza, già fioca per sé, vien meno del tutto alla forza dell’affanno che arrecò al mio cuore la perdita da me fatta di un amico, di un consigliere nelle mie giovanili incertezze, dirò pure, di un amatissimo padre. Ma giacchè a me, che dovrei piuttosto sentire da altrui labbro le lodi dell’estinto e accompagnarle col mio pianto, si commette il nobile incarico, parlerò, per quanto me lo consenta la piena del dolore: parlerò, e sarà questo l’ultimo tributo di illimitato affetto, di somma venerazione all’estinto Monsignore. Seguitatemi dunque, Onorati Signori, colla vostra attenzione, non meno che col vostro compatimento, né vi aspettate da me che un incolto parlare, non potendo l’eleganza del dire colà trovarsi ove favella il dolore. E senz’altri preamboli, incomincio.
8. QUELLA verità infinita, di cui Dio aveva amato gli uomini fin dai secoli eterni (1), rivelò in esso più alto grado nell’istituzione ammirevole del Cattolico Sacerdotio, nella quale Dio ha voluto concentrare tutto ciò che per natura alla Divinità appartiene, la verità è così sublime da essere uno strumento lo per tutte le cose e in quanto si comprende la sublime autorità dei Leviti: (2) come le leggi legherò in terra; sarò legato in cielo; (3) e ciò che scioglierete in terra, sarà sciolto in cielo. (4)
(1) alcuni angeli dice, O Signori! la mia voce si è alzata; (2) altri angeli dice, non conosce il disegno. (3) I Padri della Chiesa, i dottori Ignazio di Antiochia e Clemente di Alessandria, (4) il Mitrato d’ Ipona e gli altri, hanno ritenuto che Dio avesse un piano sublime di partecipare, (5) ma Dio ha voluto dare ai suoi angeli il potere di legare e sciogliere, (6) per la sua stessa volontà e dignità del Sacerdote, (7) e di questo senza dubbio, (8) ai nostri tempi, il Papa Gregorio, rivelò alla Chiesa, non solo per il ministero, ma anche per l’altezza Levitico Ministero, è in modo assicurarle la loro vocazione (7).
9. Questi essenziali doveri non isfuggirono all’ esimio Ecclesiastico, al quale rendiamo quest’ oggi gli ultimi onori: l’amore perciò alla scienza, lo zelo sacerdotale furono i due caratteri che sempre rifulsero nella sua esemplarissima vita. — Da genitori, che alla dignità del casato univano una rara specchiatezza di costumi (8), avea sortito i natali PAOLO PULLICINO, in questa città di Valletta l’anno 1815, nel giorno sacro a Maria assunta gloriosamente in cielo. Fin dai primordi del suo vivere egli diede luminoso saggio di quelle virtù, che doveano in lui risplendere in grado sì eminente. Iddio, che di speciale grazia degnavasi prevenirlo, additavagli quale meta, a cui aspirare, il sacerdozio: pertanto unico impegno del PULLICINO, fin dai suoi primi anni, si fu appunto quello di rendersi sempre più degno del nobile stato, a cui il Signore lo invitava.
Conscio adunque che a degnamente fungere il levitico ministero, richiedesi in primo luogo la scienza, al conseguimento di essa rivolse ogni suo pensiero. — La dottrina, o Signori, nel sacerdote non è una qualità cui egli può a suo talento rinunziare, senza venir meno ai suoi essenziali doveri. Essa è così annessa all’ idea di ecclesiastico, da non potersi concepire l’idea di un ecclesiastico ignorante, che come un’ idea mostruosa (9). E come no, o Signori? Se il prete è, per divina istituzione, duce dei popoli, maestro di verità, come potrà egli esercitare il suo nobile ufficio, senza esser fornito della scienza, che deve comunicare agli altri? e se chi guida un cieco, dice lo Spirito Santo, è cieco anch’esso, cadono entrambi in precipizio (10): così il prete senza la scienza è cagione di ruina a sè ed agli altri. Perciò le divine Scritture proclamano l’assoluto bisogno, che le labbra sacerdotali sieno custodi della scienza (11) e minacciano l’abbandono di Dio al sacerdote che rigetta da sè la dottrina (12); perciò gridano i Padri contro l’ignoranza del clero; perciò le più saggie disposizioni ha sempre preso la Chiesa, massime nelle sue ecumeniche assemblee, onde assicurare la conveniente istruzione al ceto dei suoi leviti.
Penetrato da questo primario dovere, il giovine PULLICINO, considerò sempre quale principal suo compito la coltura dei
10.rari talenti che a dovizia gli erano stati largiti dal Creatore: valenti istitutori gettarono in quella tenera mente i primi semi del sapere, non trascurando al tempo stesso di coltivare il cuore, non potendo dirsi compiuta l’educazione, se mente e cuore non vanno di pari passo perfezionati. Non è a dire quanto rapidi fossero i progressi del PULLICINO negli studi, il che si può facilmente arguire dal portentoso sapere, che lo accompagnò nel cammino della vita.
Intanto passava a studi superiori nella Regia Università, ove percorse lodevolmente e con tale successo i corsi di lettere e di filosofia, che, giovanissimo ancora, meritò il grado di Maestro nelle arti. Proseguendo quindi con non minore entusiasmo lo studio delle scienze sacre, ne riceveva, fra il plauso di tutti, la laurea dottorale (13).
Il compimento degli studi scolastici, e particolarmente il dottorato, non dev’ essere pel prete una meta, sibbene un principio di altre intellettuali fatiche, più ardue e malagevoli. Il termine degli studi pel sacerdote è il termine della vita: questa gran massima di S. Gerolamo (14) intese il Dr. PULLICINO, il quale consacrato sacerdote (15), persuaso che allora più che mai facevasi sentire in lui il dovere dello studio, non trascurò nessun mezzo per riuscire nel nobilissimo intento. Da Malta perciò tramutavasi nella metropoli della Francia, ove frequentando le rinomate scuole della Sorbona, addestrossi sempre più, sotto la scorta di insigni maestri, negli alti veri dello scibile divino ed umano.
Dalla Francia facea ritorno nell’ Isola dopo parecchi anni di indefesse fatiche, per riprendere nell’ azione il suo zelo, e impiegare a pro della sua patria i frutti delle sue vigilie sui libri. — Ricevuto fra il plauso di tutti, l’ Abate PULLICINO si fa subito ammirare per la sua vasta erudizione. Il primo a rivolgere su di lui gli sguardi fu il governo, il quale invitavalo a formar parte del ceto universitario, creandolo professore di una scuola, allora di recente istituita, all’oggetto di fornire sicure norme ai maestri d’elementare insegnamento (16).
Come il Professore PULLICINO disimpegnasse nobilmente il difficile compito, è superfluo rammentarlo: il Sunto delle sue Lezioni di Metodo dato da lui alla luce, ne parla assai meglio di …
11. me. Preceduto da una dotta Prelezione (17), il corso di Metodologia del Pulmicino si divise in tre parti, ove trattasi dell’ esposizione, della critica e della storia del Metodo (18). Le utili ed importanti materie, che con una sintesi ammirabile vi si svolgono, mentre rivelano il profondo acume dell’ autore, dimostrano al tempo stesso quali hanno ad essere le qualità di chi inizia la fanciullezza nei rudimenti dello scibile, a meno che costui non voglia degenerare in un ignobile mercenario.
L’ istruzione popolare, o Signori, è uno dei più ardui problemi sociali, massimamente nell’ età nostra: non è certamente mio compito entrare in dettaglio sulla difficile questione: dico solo che di cotale problema diede una pratica risoluzione l’Abate Pulmicino, quando assunse le redini delle pubbliche scuole di primaria educazione (19). Onde riuscire nella malagevole impresa, l’Abate Pulmicino intraprese faticosi viaggi nella Svizzera, nella Baviera, nell’ Italia, ove consultando persone di alta rinomanza, esaminando con somma accuratezza le scuole popolari, ne studiò i diversi metodi, per applicarne alle scuole di Malta quanto reputava confacersi alle stesse.
La serie di lettere che diede alle stampe, in cui espose al publico i frutti delle sue peregrinazioni, (20) mostra con quale amore l’Abate Pulmicino si fosse messo all’azione, guidando a nobile meta le primizie del popolo maltese.
Nulla, o Signori, tralasciò egli per dare agli studi primari il più grande possibile sviluppo: compose libri, graduati secondo l’intelligenza dei fanciulli, ove disponendo all’amentia della divozione la pratica utilità (21), cerca di instillare in quelle menti tenerelle i principii del giusto e del retto, e ora commovendo ed or dilettando, persuadere alla sequela del vero e del bene (22). Racconti tessuti dalle pagine ispirate, tratti di Storia patria, nozioni di geografia, di storia naturale, in una parola, un piccolo repertorio di utilissime narrazioni, ecco il soggetto che l’Abate Pulmicino svolse nei vari libri che affidò nelle mani della pueriza.
Desideroso di estendere maggiormente l’ istruzione delle classi popolane, senza renderla forzata contro lo spirito della Chiesa, egli inaugurò nuove scuole nei vari centri delle campagne dell’ una e dell’ altra Isola; aumentò il numero degli…
12. insegnanti, ampliò i locali dell’ insegnamento, introdusse il disegno, la musica vocale, la tipografia, l’ arte d’ incidere sul legno, dando in tale modo novelle prove della sua abilità nel maneggiare lo scolastico regime. Lo scopo principale però prefissosi dal PULLICINO era quello di dispensare un’ educazione tutta cristiana, non transigendo in alcun modo coi suoi doveri di sacerdote, anzi questi bellamente disponendosi a quelli del pubblico ufficiale. L’ istruzione infatti non è punto estranea all’ ecclesiastico ministero, che anzi ne occupa una parte ben prominente: fu sempre quindi desiderio della Chiesa che l’ opera del santuario e quella del saueario: e scio miraro tutti gli sforzi nell’ opporsi con tanta energia ai conati delle sette, che appunto vogliono allontanare il prete dalle scuole, per secondare l’ Abate PULLICINO anziché ammettere differenza di sorta tra i doveri di lui sacerdote e moderatore delle scuole, gli uni agli altri mirabilmente rannodata.
Nessuna meraviglia quindi, o Signori, se gli incontrassi durante la sua gestione dei nemici, che ora lo aggredirono con poco decorosi attacchi, ora mettendo in giueto sindacato i suoi metodi, cercando ad ogni modo di fargli perdere la stima che meritamente godeva presso le autorità e il pubblico. Ma che perciò, o Signori ? L’ Abate PULICINO con una sicurezza che mai l’ abbandonò; e gli proseguì attivamente la sua carriera, talmentechè il Governo, quando credette nel pubblico interesse incorporare sotto il sol regime i due dicasteri dell’ educazione, rendevala col notificazione ufficiale a tutti enconici (28).—Trent’ anni impegiò il PULICINO nella direzione delle pubbliche scuole furono trent’ anni di studi indefessi, di conferenze e promozione della cultura intellettuale e morale dei popolo, trent’ anni di infaticata a vantaggio della società. Ebbene, Signori, qualora qui mi fermassio, non sarebbe il più concludente dell’ utilità accertata alla patria del PULICINO ? Bonum certamen certaci, cursum consummavit : pugnò senza fallo per superar se medesimo, la…
13.natura sempre proclive ai piaceri, sempre avversa al lavoro; pugnò cogli invidiosi nemici, che cercavano di scoraggiarlo e obbligarlo a desistere dalla sua nobile impresa: forni la sua carriera, carriera di studi, di intellettuali fatiche, invece non allo scopo esclusivo del proprio perfezionamento, bensì a migliorare le sorti altrui, massime delle classi infime della società. Non a torto adunque ne propose la vita pubblica del Pulicino come un solenne monumento al secolo decimonono, che faccia grata onta al sacerdozio, lo chiama ignorante e fautori di ignoranza.
Né ciò basta, o Signori: era tale infatti nell’ Abate Pulicino la brama di perfezionare con nuovi studi il proprio intelletto, che ogni mezzo adoperavasi per progredire nel sapere. Uno di questi furono i viaggi che egli intraprese, non al solo scopo di curiosare nuove genti e paesi nuovi, — che ciò è poco degno dell’ uomo erudito, — o di sprecare il tempo prezioso, quasi che esso non corrisponde velocemente da se; sibbene per attingere sempre nuove cognizioni, per osservare altri popoli e costumi e aumentare sempre più il corredo della sua erudizione. Visitò più volte l’Inghilterra, l’Irlanda, la Scozia, la Svizzera, la Germania, la Francia, la Spagna, il Belgio, l’Italia, fermandosi sempre per notevole tempo nelle varie città di questi regni. Quale ricchissimo frutto da tali sue escursioni, lo prova la felicissima memoria che conservò di tutto ciò che ammirò nelle vite, nei musei, nelle pinacoteche, nelle gallerie, nei palazzi, senza omettere circostanza di sorta, per quanto minima si fosse.
Altro studio prediletto del Pulicino fu quello delle lingue; tanto che parlare e scrivere l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnuolo, l’italiano: di quest’ultima lingua quale cognizione avesse, lo dimostrarono le varie opere che dettò alla luce, in quel contraffarsi e tersa e condotta con ammirabile semplicità. In mezzo alle sue molte occupazioni, egli trovava tempo di leggere periodici in francese ed in tedesco, e così si assiduava, non già per conoscere quelle lingue sempre più famigliari. Tale conoscenza, di lingua frutto al Pulicino non poca stima di eminenti personaggi…
14. … basti citare l’ex imperatrice di Francia, che trovandosi in quest’ Isola, ita a visitare il nostro monumentale Duomo di S. Giovanni, fu da lui accompagnata: ebbene, l’augusta donna, come cosa ad essa non meno grata che la sostituzione del detto di Fénelon, di Bourdeaue, di Massillon e degli altri geni della Francia.
Parlero delle varie produzioni del Pullicino, le quali sono al certo, argomento non ultimo della sua dottrina? Baste possono ritrarsi in vari ordini, secondo i vari argomenti che trattano: infatti, oltre il Sunto, già accennato, delle sue Lezioni di Metodo, abbiamoil altro opere concernentil’ educazione, cioe 1. un Rapporto sulla Pubblica Educazione impartita in Italia, nella Baviera, nella Svizzera, esposto in otto lettere con tre copiose appendici; 2. le Case di Correzine nella Scozin, nel Belgio e nella Francia, ove sono accantonate direttoria i principali stabilimenti da lui visitati, diretti a prevenire il delitto e risparmare alla società cittadini perniciosii; 3 La Musica vocale nelle Scuole elementari, discorso letto agli insegnanti da lui dipendenti, tendente a provare la utilità del canto come mezzo di mantenere la disciplina nelle scuole medesime. —A questi si aggiungono altri lavori non meno considerevoli, quali furono Un Saggio di Studi degli allievi delle sue scuole; un Indirizzo ai Maestri sul metodo da seguire nella direzione delle rispettive classi; un’allocuzione sull’ importanza dello studio delle lettere, letto quando veniva inaugurata la Scuola Secondaria di Gozo; un’altra orazione finalmente detta nella Chiesa dell’ Università, in solenni aperture delle Scuole universiterie e vescovili (24).
Pubblico inoltre il Pullicino vari sermoni sacri da lui recitati nelle principali solennità dell’anno. Egli infatti, ne lo ignoriamo, il oro dei pergami, esce il giro dei perigliie sempre si face ammirare per eloquenza, per varietà di cognizioni, per facilità di dire, per pontezza di esporre. Nove giorni fra i molti da lui recitati, i discorso sacri di pubblica regione, compreso un Sermone di carità, letto quando veniva instituita fra noi la Società di S. Vincenzo di Paolo (25). A questi sermoni vanno unite le dotte Conferenze intorno la..
15. Missione del Cristiano, da lui dette fra il vostro unanime plauso, da questa stessa cattedra, or sono parecchi anni (26).
Il Canonico PULLICINO dette inoltre varie notizie, riguardanti Chiesa nostra primiziale, di cui egli era uno dei principali ornamenti: esse sono sette importantissime operette, da lui raccolte con non poca difficoltà e conservo i vari lavori attistici inedendole, per sua iniziativa, in qual massimo tempo, non che alcune memorie storiche interno la stessa chiesa (27).
Altre opere compose di genere storico-sacro sull’antica Madonna di Filermo, sulla vita del proto-vescovo di Malta San Publio, su quella di S. Filippo di Argiria, sulle Litanie lauretane (28). — Compìlana l’elenco delle sue pubblicazioni tre Notizie biografiche, di cui nua e un affettoso omgaggio di filiale pieta (29): L’arte di rentedrsi gradevole, traduzione di quattordici lettere di Lord Chesterfield, San Gerolamo e la donna (30).
La dottrina del PULLICINO rivelavasi non meno nelle svariate notizie di cui era sempre compreso il suo discorso, nella cognizione che avea di autori di vario genere. Profondo nella Teologia, nel Dritto Ecclesiastico, nella Storia Sacra e profana, nella sciente matematiche, nella geografia, conservò e la classica lingua del Lazio, era peritissimo nell’arte musicale, di tutto, in una parola, poteva facilmente discorrere. Perfino del dialetto maltese Monsignor PULLICINO avea piena notizia: ei sapea vocaboli maltesi, suggerendo, per quanto gli veniva fatto, l’uso di espressioni straniere.
Luetta gli arti belle furono sempre in cima ai pensieri di Monsignor PULLICINO: era in lui una passione, che al bello potentemente lo traeva. Di qui la generosa protezione che sempre largo alle opere artistiche; di qui l’incoraggiamento ai cultori del bello. Non poco sono i lavori di sommo autore, pareansi, di cui il PULLICINO fece dono alla Chiesa Cattedrale, alla parrocchiale dei Greci, e quella dei Padri Gesuiti di San Giglielmo, a quella di Minoriti Conventuali di Valletta, e pochi giorni prima del suo decesso, alla Sodaltà di San Giuseppe della Notabile. Fu per suggerimento del PULLICINO, che la Madre Chiesa dell’Isola acquistò insigni pitture del….
16. Gagliardi, del Bruschi, del Grandi e di altre celebrità dei tempi nostri, che tanto adornano quel grandioso Tempio.
Signori, io ben m’avveggo che, messomi a vagare per un campo vastissimo, mi riesce oltre modo malagevole di tutto percorrerlo: ben m’avveggo che nel brevissimo tempo concedomi è impossibile riunire in poco il molto che della dotrina di Monsignor PULLICINO potrà riferire. Mi conforta però il pensiero, che la scienza del PULLICINO risplendette per lungo tempo di luce sua propria, né perciò fa d’uopo raccomandarla con lunghi ragionamenti. Le cose fin qui accentuate, adunque, provano, a mio credere, aver il PULLICINO conseguito il più alto grado sociale – la nobiltà del sapere – grado che è i tesori più copiosi, né il vanto di avita grandezza, né il fasto di potenti interessi possono raggiungere giammai, non indietreggiando punto avanti ad ostacoli di sorta: talché di lui si può conchiudere colle fatiche parole del nostro gran Padre: Bonum certamen certavi cursum consummavi.
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17. INFELICE quell’ uomo, o Signori, che, o male usasse il talento dal Creatore largitogli; o, ciò che val lo stesso, lo lasciasse infruttuoso! L’anatema fulminato dal Nazareno contro il servo pauroso, che il denaro nascosto sotterra, perla con esso eloquenza superiore a qualunque parola potesse mai proferire il labbro più facondo dei mortali (31).
Ma se l’ adoperare i mezzi dati dal Creatore è un dovere che incombe a qualunque uomo, dovendo ciascuno, per legge di ragione, procurare il proprio perfezionamento, riguardo l’ ecclesiastico però è un dovere di un altro genere. Che cosa chiede, o Signori? Sacerdote è un duce sacro, che deve guidare al campo della pugna i soldati di Cristo, come chiama l’ Apostolo i cristiani (32), onde possano, dietro la sua scorta, conseguire l’ alloro della vittoria: presbyter e praebens tier, colui che deve additare altrui il sentiero, che guida infallibilmente a salute. L’ ecclesiastico adunque deve essere necessariamente operoso e zelante, essendo egli per suo ministero diretto al bene delle anime, n’é altra condizione gli è promessa l’ eterna mercede, che procurando la salvezza dei prossimi. — Le funzioni, infatti, che sono inerenti allo stato sacerdotale, tutte sono istituite al bene degli altri. Il Sacerdote pro hominibus constituitur, ut offerat dona et sacrificia pro peccatis (33); il sacerdote annunzia ai fedeli le eterne verità del Vangelo, da loro rimovendo, in cotal modo, il pericolo di perdizione; il sacerdote corre in cerca del traviato onde riconciliarlo col suo Dio, mediante la sacramentale assoluzione. Quale atto del sacerdotale ministero non ha per suo scopo l’esclusivo…
18. vantaggio dei nostri fratelli? Di qui vedete, o Signori, quanto irragionevolmente i nemici del sacerdozio cerchino di affibbiare al prete il nome di egoista e di ozioso, mentre egli è, per sua natura, diretto tutto a tutti e l’ egoismo e l’ ozio nel sacerdozio non possono essere che una eccezionale anomalia.
Questa nobile missione comprese in tutta la sua sublimità l’ illustre Ecclesiastico, oggetto delle nostre laudazioni. L’ operosità infatti di Monsignor PULLICINO, fino all’ ultimo di sua vita, aveva dello straordinario: era egli già innanzi cogli anni, già aveva lavorato a sufficienza, da poter pretendere giustamente un riposo tanto meritato: eppure egli non ricusava fatiche di sorta, qualunque gli si parassero d’ inanzi.—Signori, io non seguirò avendo avuto la fortuna di avvicinare per lungo tempo questo insigne Personaggio e di conoscerlo nella sua vita privata, molte volte trovava in lui argomenti da rimproverare me stesso, al confronto della sua instancabilità, degna di essere ammirata.
Direttore delle scuole governative, che cosa tralasciò egli di mettere in opera perchè fossero al livello delle esigenze dei tempi? sempre in moto, visitava spesso le scuole, si informava del loro andamento, esaminava gli alunni, incoragiva gli insegnanti, esortandoli a degnamente rispondere all’ alta loro missione.—Conscio della necessità di coltivare il cuore della fanciullezza, non potendo chiamare compita l’ educazione, se la coltura dell’ intelletto non proceda con quella del cuore in parallelo cammino, Monsignor PULLICINO trovò il tempo di radunare gli alunni e le alunne delle sue Scuole all’ ombra del tempio dell’Altissimo, onde predicar loro, in maniera facile, i sublimi dommi della Religione, imitando, come scrive il Crisostomo, le costumanze puerili, Adolescentularum fingere mores (34). La piccola Chiesa di Santa Caterina d’Italia fu spettatrice per lunghi anni dell’ operoso zelo del PULLICINO, il quale, in mezzo ai doveri d’ ufficio, non dimenticava la sua nobile missione sacerdotale.
Monumento perennemente dello zelo del PULLICINO è, senza dubbio, la Società di San Vincenzo di Paolo, da lui istituita fra noi, e presieduta per ben quarant’ anni, con una costanza degna della cristiana carità, unico scopo di quella benemerita …
19. sociazione. Chi di voi, Signori, non conosce l’azione che spiegò sempre la Società Vincenziana? Sollevare i poverelli, soccorrerne la miseria, questo non è tutto: ma scendere nel loro tugurio, ma informarsi del loro dolore, ma lenirne le afflizioni, con una parola, con una limosina data a tempo, ma servirsi di un temporale ajuto per procurare spirituali vantaggi,insomma santificarsi per mezzo degli indigenti, ecco il fine sovranumano della nobile società, che s’ intitola dal grande Apostolo della carità, l’ immortale di Paolo.—Nate in Parigi da umili inizi, come tutte le grandi cose, le conferenze di San Vincenzo si estesero, in brevissimo tempo, per tutta l’Europa, producendo ovunque ubertosi frutti, dirò pure, inauditi prodigi di carità. Erano scorsi non molti anni dalla sua originaria fondazione, quando questa pia Società fu istituita in Malta, per opera del PULLICINO: e quale bene arrecasse alla classe povera di questa Isola, non è facile rammentarlo. Quante famiglie, fra loro scisse nella più deplorabile discordia, si riabbracciarono dopo le visite caritatevoli dei Membri della Conferenza! quanti figli trovarono in essa quella madre, che la morte avea loro anzi tempo rapito! quante donzelle riconoscono da essa il loro onesto collocamento!
Nè bastò al PULLICINO, o Signori, gettare le fondamenta di tale Associazione, lasciando ad altri la cura di proseguirne la fabbrica; no, o Signori: ma egli continuò sempre a raccogliere nuovi membri, a incoraggirli, quando sentivano venir meno la lena, a profondere nuove limosine, quando, per le molte prodigate, si vuotava l’ erario.—Anzi, fu sempre desiderio suo di vedere estese le Conferenze nei luoghi principali dell’ Isola; perciò avea tentato di erigerne una alla Floriana e in alcune delle città minori, con immensi suoi sacrifizii: ma questi pii desideri, per difetto di cooperatori, e, diciamolo pure, per mancanza di spirito di associazione, rimasero sempre senza effetto. Fu in questi ultimi tempi che potè fondarne un ramo alla Sliema, che, mercè l’aiuto di zelanti persone, si augura un prospero avvenire (35). Monsignor PULLICINO vien considerato perciò uno dei più zelanti promotori delle conferenze Vincenziane: intorno a ciò io cedo ben volentieri la parola al Preside Generale del Consiglio di Pa-
20. -rigi, che al degno Ecclesiastico, successore del PULLICINO nella presidenza del Comitato Maltese, scriveva queste testuali parole: “Noi speravamo sempre che il Signore gli avesse ridonato la sanità, e che noi potessimo ancor per lunghi anni continuar con lui le dolci corrispondenze della carità. L’ora della morte stata per lui, senza alcun dubbio, l’ora della ricompensa: noi preghiamo nondimeno pel riposo dell’anima sua, pel solo motivo di riconoscenza, per l’interesse, che egli non ha mai cessato di manifestare, per l’Opera nostra durante la sua vita (36).”
Nè solo della Società di S. Vincenzo si valeva Monsignor PULLICINO, per soccorrere gli infelici. Il suo cuore era sensibilissimo ai bisogni de’ poverelli; perciò non giungeva alle sue orecchia l’indigenza di una famiglia, cui egli non facesse capitare un pronto sussidio; non circolava una questua, senza che tra i primi nomi dei contribuenti figurasse quello di Monsignor PULLICINO. Molte largizioni faceva egli per mano nascosta, e di me stesso si servì più volte per soccorrere persone, non avvezze a stendere mendicando la mano. — Mi par di vederlo, o Signori, come se fosse stato jeri, quasi piangere alla vista di un infelice, intirizzito dal freddo; egli lo fa entrare in sua casa, lo copre di abiti, lo soccorre di cibi e lo licenzia intenerito, sottraendosi confuso alle benedizioni di quel pezzente.
La causa dei poveri non meno patrocinava Monsignor PULLICINO nel Comitato di Publica Carità, di cui fu membro per lungo tempo. Non poche sono le famiglie, che per la sua valevole cooperazione, ricevettero, e forse tuttor ricevono, sovvenzioni dalla cassa publica. Onde adoperarsi in favore dei poveri, egli non si assentava mai dalle riunioni, e perfino nei calori estivi, lasciava di proposito il soggiorno campestre, per l’unico scopo di assistere ai comizii di beneficenza. Tanto stavagli a cuore il benessere dei poverelli!
Sacerdote tutto religione, Monsignor PULLICINO trovava un vero pascolo nell’esercizio delle sacerdotali funzioni: sebbene occupatissimo, tuttavia egli ebbesi cara la predicazione della divina parola, nell’annunziar la quale non cercò mai di far sfoggio dei suoi rari talenti e delle sue moltissime
21. cognizioni; sibbene la gloria di Dio, l’onore della Chiesa, la salvezza dei prossimi furono sempre il suo principale pensiero. La predicazione del PULLICINO fu sempre efficacissima, perchè l’accompagnava l’odor soave della sua vita, de’ suoi esempi, delle sue virtù.—Infatti Monsignor PULLICINO fu sempre un vero tipo di sacerdotale decoro: sempre uguale a sè stesso, grave nel portamento, affabile nel tratto, dolce nel parlare, di maniere più che gentili, eleganti, egli era a ragione additato come il perfetto gentiluomo, come il modello dello ecclesiastico.—Incoraggiva le opere pie, e per lui bastava che un’istituzione avesse per iscopo la gloria del Signore e il bene delle anime, perchè la encomiasse e di tutto cuore la ajutasse: severo rimprovero a quelle teste leggere, a quegli esseri volgari, che, nata appena un’opera santa, o gridano contro la novità, o le fan guerra per mire personali o per altre indegne bassezze.
Tale era l’alto concetto che il PULLICINO avea del dovere, che, propostagli la coadiutoria del Canonico Capitolare Winceslao Debono, egli recisamente rifiutò l’onorifica offerta, adducendo per motivo, l’incompatibilità dei doveri canonicali colle cariche, che tanto degnamente copriva, specialmente col direttorato delle Scuole. E fu l’autorevole parola del dotto Arcivescovo, Monsignor PACE FORNO, il quale si era presa la cura di fornire al Senato Capitolare gli elementi più ragguardevoli del clero, che obbligò il PULLICINO di accettare il canonicato.—Nè si creda, però, o Signori, che egli trascurasse i suoi nuovi doveri, per quanto fosse di altri pesi stracarico: no, che anzi egli sapeva in tal modo disporre le cose, da poter essere assiduo al servizio corale, senza nulla smettere delle altre sue importantissime occupazioni. Essendo perciò Direttore delle Scuole, egli era obbligato di visitare spesso quelle delle campagne: di queste occasioni egli si valeva, per assistere alle ore canoniche nella Chiesa Cattedrale. Al corpo dei Capitolari fu sempre attaccatissimo, non soffrendo in alcun modo che venissero, anche menomamente, lesi i diritti di quel venerando Consesso.
Monsignor PULLICINO rappresentava in Malta la Romana Congregazione della Propaganda. Istituita allo scopo di pro-
22. … muovere, per tutto il mondo, la benefica civiltà della Croce, questo benemerito Istituto riceve da tutte le parti dell’orbe cattolico sovvenzioni e limosine. In questi tempi, massimamente, in cui le mani rapaci del governo miscredente d’Italia, si stesero sacrileghe sui beni di questa nobile Istituzione, il Vegliardo del Vaticano sollecita maggiormente la carità dei fedeli, a prò delle infelici missioni, soccorse dalla Propaganda medesima. Ebbene, Monsignor PULLICINO nulla trasando per tutelare ed accrescere i fondi di questa Associazione civilizzatrice; e meritò perciò di essere più volte dai Cardinali Prefetti di essa, singolarmente commendato.
E se la morte di Monsignor PULLICINO lascia in tutta Malta un vacuo, che difficilmente potrà essere riempito, in modo speciale sentesi la sua perdita in questo pio Sodalizio. Per quarantacinque anni infatti presiedendolo, quale Spirituale Direttore, egli fu sempre l’anima di esso. Assiduo, diligente, egli interveniva, senza assentarsi giammai, alle domenicali riunioni; molti sono i ricchi donativi che ricordano la sua generosità, il suo affetto a questo Oratorio. A lui devesi l’insegna di cui vanno decorati i Confratelli nei loro solenni incontri; a lui il Manuale di pietà, compilato per loro uso esclusivo; a lui l’introduzione degli Spirituali Esercizii, che sono, ogni anno, imponente spettacolo di pietà a tutta la cittadinanza. Monsignor PULLICINO affliggevasi profondamente, vedendo pochi intervenire alle congregazioni settimanali, affermando che eragli motivo di seri pensieri, desideroso, com’era, di opporvi efficace rimedio. Quale meraviglia, quindi, o Signori, se voi, grati a tanti beneficii, lui vivente voleste effigiare le venerate sembianze: (37) morto, gli decretaste queste funebri pompe?
Signori, l’operosità del PULLICINO fu tale, che mal potrebbesi esporre in un limitato discorso: laonde mi è d’uopo sorvolare sulle molte cariche, che occupò, sempre segnalandosi per puntualità, zelo, energia. Egli infatti fu più volte deputato dal Governo a condurre esami, nel conferimento di impieghi pubblici. Dai Vescovi Diocesani fu annoverato fra gli Esaminatori del Clero, fra gli Esaminatori pro-sinodali, e incaricato della revisione dei libri, come Censore Teologo.
23. Egli formò parte di varie società nostrali ed estere, e presiedette per più anni il Comitato della Pubblica Biblioteca, e la Società di Manifatture ed Arti, promovendo utili rami di industria, specialmente il lavoro degli arazzi. Egli fu Membro dell’antico Consiglio dell’Università, e fino la sua morte, del Senato direttivo dell’Ateneo medesimo, in cui il suo parere era sempre un oracolo tra quel dotto consesso, essendo estessissima la sua esperienza in fatto di istruzione.
Dinanzi a questo Personaggio che scende nella tomba dopo settantacinque anni di vita, spesi tutti a prò della Religione e della società, chi è fra voi che non provi un senso di meraviglia, al pensiero che giammai le difficoltà lo distolsero dai suoi generosi propositi, non lo atterrirono gli ostacoli: ma sempre coraggioso tutti li vinse, contro tutti pugnò da prode, e giunse a si nobile meta? Egli, adunque, potrà, una altra volta ancora, ripetere coll’Apostolo: Bonum certamen certavi, cursum consummavi.
Ma ahimè! l’amore che io nutrii vivissimo per questo insigne Ecclesiastico, che fu sempre mio maestro e protettore e padre, mi indusse a sobbarcarmi al formidabile peso di dirne, al cospetto vostro, il funebre encomio. Sul terminare però mi avvedo troppo tardi che poco degnamente ho risposto alla vostra aspettazione; che ben poco vi ho espresso delle sue virtù, del suo zelo, del suo sapere; e questo poco ve l’ ho narrato in maniera rozza ed incolta. Sì, miei Signori, se il timore non mi abusasse della vostra generosa pazienza non mi balenase al pensiero, io avrei da aggiungere ben altro sul conto di Monsignor PULLICINO. Direi come egli fosse adorno di tale modestia, che un grave turbamento seriamente lo preoccupava, quando gli occorreva di sentirsi elogiare da altri. Direi come egli ammesso, or son pochi anni, in particolare udienza al sovrano cospetto di LEONE XIII, questi ne fosse talmente impressionato, che ad alcuni ecclesiastici maltesi, ricevuti non guari dopo, lodava il PULLICINO, chiamandolo “dottissimo Canonico Maltese.” Direi come egli avesse conoscenza di illustri Scrittori, quali furono i Ragneri, i Troja, i Boucheron, ed altri non pochi, dei quali ancor discorre la fama. Direi come ripetutamente rifiutasse la carica di Vicario Generale, che…
24. Monsignor Pace Forno aveagli offerto. Direi come egli godesse la stima dei vari Governatori dell’ Isola, fra cui di Sir W. Reid, presso il quale avea facilissimo l’ accesso, e che di lui valevassi, come di fidissimo consigliero. Direi come i Vescovi nostri facessero a gara di manifestargli la loro stima, non eccettuato l’ insigne Pastore, che con tanta sapienza e zelo episcopale governa le nostre coscienze, il quale, nella sua lunga malattia più volte corse sollecito a consolarlo sul letto dei suoi dolori. Direi, come inalzato dal Santo Padre alla dignità di Protonotario Apostolico, tenesse per qualche tempo celata tale onorificenza, pregando gli amici, che qualche cosa aveano trapelato, di non divulgarne la notizia; e come rarissime fiate e in circostanze eccezionali, facesse uso delle prelatizie insegne, cercando in tale modo di nascondere ogni esteriore decorazione, spesso tanto più ambita, quanto meno meritata. Era quindi naturale che ad un tal Uomo, vivente ancora, il publico attestasse la sua venerazione e l’alto concetto, in che lo teneva, e la morte di lui reputasse una publica sventura.
Una fatale caduta, che gli cagionò grave frattura al femore, l’ obbligò di ritirarsi dall’ esercizio dei suoi doveri. La necessità di menare una vita inerte, dopo un’ operosità senza pari, produsse nell’ illustre Prelato una grave malinconia, vedendosi, come spesso diceva ai suoi confidenti, non più atto a servire la Chiesa. Quando credevasi ristabilito dal suo incomodo, e già tornava in tutti la speranza di rivederlo incolume, si osservò in lui un affanno al petto, che rendeva difficile il respiro. Era il sintomo di una lesione cardiaca, che già da qualche tempo, sordamente lo avea assalito. In breve il male fece passi da gigante.
Ma egli che imperterrito avea sempre coraggiosamente trionfato di tutte le difficoltà, incontrate nel cammino della vita, non paventò neppure la morte rassegnato ai decreti della Provvidenza, di cui protestavasi continuamente di voler venerare i nascosti decreti, chiese egli stesso con istanza gli ultimi Sacramenti, che ricevette più volte con una singolare pietà. La sua agonia fu lunga e penosa i dolci nomi di Gesù, di Maria, di Giuseppe risuonavano spesso sulle labbra convulse del grand’ Uomo morente; più volte l’ occhio suo semispento…
25. …cercò il cielo, il quale si schiuse finalmente agli slanci di quell’anima santa, la quale, spiccando a Dio rapido il volo, in Lui, siccome confidiamo, ha trovato il suo riposo eterno e la meta ultima dei suoi desiderii (38).
Anima pura, vanne in cielo a bearti dei godimenti eterni, che si meritarono le tue virtuose gesta, le tue fatiche a prò dei tuoi fratelli, il tuo zelo a gloria della Religione. Dall’ alto del paradiso, ove, speriamo, già t’ inabissi negli infiniti splendori della Divinità, sogguarda questo pio sodalizio, già oggetto delle tue premurose affezioni; nè fia mai, mediante la tua preghiera, che venga meno in esso l’ amore sincero verso Dio e l’ impegno per l’ eterna salvezza. Possa ciascun di noi se-guire talmente le tue luminose vestigia, da poter, al par di te, ripetere sicuro col nostro gran Padre: Io ho pugnato da va-loroso, ho fornito la mia carriera. Bonum certamen certavi, cursum consummavi. Ho detto.
ANNOTAZIONI
(1). In charitate perpetua dilexi te. Gerem. XXXI. 3.
(2). Nusquam angelos apprehendit, sed semen Abrahae apprehendit. Hebr. II. 16.
(3). Quaecumque alligaveritis super terram, erunt ligata et in coelo; et quaecumque solveritis super terram, erunt soluta et in coelo. Math. XVIII. 18.
(4). Iam non dicam vos servos… vos autem dixi amicos. Io. XV. 15.
(5). Omnium apex est Sacerdotium. Ep. ad Smirn.
(6). De Dignitate Sacerd. III.
(7). Tanto ergo esse… ad serviendum Deo promptior quisque debet ex munere, quanto se obligatiorem esse conspicit. Hom. 9 in Ev. (8). I genitori di Monsignor PULLICINO furono il Dr. Arcangelo Pullicino, medico valente e la Signora Maria Anna Schembri, gentil donna ornata di nobili doti di mente e di cuore.
(9). Cf. Frassinetti. Osservazioni sopra gli studi ecclesiastici. Genova. 1831. (10). Caecus autem si caeco ducatum praestet, ambo in foveam cadunt. Math. XV. 14.
(11). Labia enim sacerdotis custodient scientiam. Malach. II. 7.
(12). Quia scientiam repulisti, et ego repellam te. Os. IV. (13). Monsignor PULLICINO conseguiva la laurea in Sacra Teologia il 4 Maggio 1837.
(14). Presso Scavini Theologia Moralis Universa vol. IV. I. Cf. il mio Breve Manuale proposto ai giovani alunni del Santuario. Malta. 1887.
(15). Mons. PULLICINO fu ordinato presbitero l’ anno 1838.
(16). La sua nomina a professore di Metodo ebbe luogo nel 1850.
(17). Prelezione al Primo Corso di Metodologia nella Università di Malta – Malta. 1850. (18). Sunto delle Lezioni di Metodo, che dù nell’ Università di Malta il Prof. Sac. P. Pullicino – Malta Parte I. 1858 – Parte II. 1859 Parte III. 1860.
(19). Il PULLICINO fu messo a capo delle Scuole primarie di Governo l’ anno 1850.
(20). Pubblica Educazione nell’ Italia, nella Baviera e nella Svizzera – Malta 1856.
(21). Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci Lectorem delectando pariterque monendo. Hor. Arte Poetica XIX. 343-44.
(22). I libri publicati dal PULLICINO ad uso delle Scuole Primarie furono i seguenti:
1.Primo Libro di Lettura Italiana
2.Secondo Libro di Lettura Italiana
3.Terzo Libro di Lettura Italiana
4. Annotazioni al Compendio della Dottrina Cristiana nella Diocesi di Malta.
5. Catechismo Religioso per le Scuole infantili. (Colla traduzione Maltese a lato).
6. Taghlim il-kari malti.
7. Poesie Maltesi (Raccolta di Poesie scelte del Can. Mifsud Tommasie del Prof. Vassallo).
(23). Vedi la notificazione di Governo, publicata nella Gazzetta dello Stato N. 2860 il 5 Giugno 1880 ove si legge che la carica di Direttore delle Scuole Primarie era stata occupata con tanto onore, dal M. Revdo. Can. Pullicino, DD., e con tanto vantaggio del publico. E continua encomiando i grandi servigi resi al Governo ed al publico da quel M. Rev. Signore, coll’ aver egli nel 1850 organizzato…… e gradatamente sviluppato un suo sistema d’ istruzione.
(24). Il seguente è l’elenco dei libri publicati dal PULLICINO, che riguardano l’educazione:
- 1. Sunto delle Lezioni di Metodo, premessa la Prelezione v. n. 17 e 18.
- 2. Publica Educazione nell’Italia, nella Baviera e nella Svizzera v. n. 20.
- 3. Le case di Correzione nell’Italia, nel Belgio e nella Francia. Malta 1863. Tipografia Albion Press.
- 4. La musica vocale nelle Scuole Elementari. Malta 1855.
- 5. Saggio di studi dati dagli allievi della Scuola Primaria della Valletta il 20 Novembre 1863. Malta 1863.
- 6.Ai Maestri di Primaria Istruzione – Indirizzo. Malta 1850.
- 7.Importanza dello studio delle lettere – Discorso. Malta 1856.
- 8.Inaugurazione degli studi accademici dell’ Università e del Liceo della Valletta. Anno 1852-53. Discorso. Malta 1852.
(25). I discorsi sacri dal medesimo dati alle stampe, sono:
- 1. Panegirico della Conversione di San Paolo, detto nella Chiesa Cattedrale l’anno 1872 – Malta Tip. Albion Press.
- 2. Panegirico del Naufragio di San Paolo nell’Isola di Malta, detto nella Chiesa della Valletta, l’anno 1873 – Malta Tip. Albion Press.
- 3. Panegirico di Sant’ Agostino, detto nella sua Chiesa della Valletta, l’anno 1875 – Malta Z. Micallef, tipografo.
- 4. Panegirico di San Francesco d’Assisi, detto nella Chiesa dei Minori Conventuali della Valletta, l’anno 1877 – Malta Z. Micallef, tipografo.
- 5. Panegirico della Beata V. del Carmelo, detto nella Chiesa dei Padri Carmelitani della Notabile, l’anno 1881 – Malta, Tipografia dell’Immacolata.
- 6. Panegirico dell’Immacolato Concepimento della Madre del Redentore, detto nella Chiesa dei Padri Minori Conventuali della Valletta l’anno 1883 – Malta.
- 7. Panegirico di San Giuseppe, detto nella Chiesa dei Padri Carmelitani della Valletta l’anno 1878 – Malta Tip. Albion Press.
- 8. Panegirico di San Domenico, detto nella Chiesa dei Padri Predicatori della Valletta, l’anno 1881 – Malta Z. Micallef, tipografo.
- 9. Sermone di carità a benefizio della Società di San Vincenzo di Paolo, recitato nella Chiesa di N. S. del Pilar il 30 Marzo 1851. – Malta.
(26). La Missione del Cristiano. Sermoni recitati nella Chiesa Cattedrale nella Quaresima del 1882. Malta. Tipografia dell’Immacolata.
(27). Nota delle notizie riguardanti la Chiesa Cattedrale.
- 1. Il nuovo Coro della Chiesa Cattedrale di Malta Memoria. Malta 1877. Tip. Albion Press.
- 2. Antiche Tavole altre volte componenti il principale gran quadro della Chiesa Cattedrale di Malta Memoria – Malta 1871. Tip. Albion Press.
- 3. L’antico titolo della Chiesa Cattedrale di Malta. Memoria – Malta 1871. Tip. Albion Press.
- 4. I due nuovi medaglioni a mosaico della Chiesa Cattedrale di Malta, rappresentanti gli Apostoli San Pietro e San Paolo – Cenno Storico. Malta 1873. Tip. Albion Press.
- 5-6. Altre due Nuove Opere nella Chiesa Cattedrale di Malta – Memoria – Malta 1879. Tip. Albion Press.
- 7.Restauri della Cripta e della Chiesa di S. Agata, posta nel Rabato della Notabile, in Malta – Memoria – Malta 1881. Tip. dell’Immacolata.
(28). Opere Storico-Sacre:
- La Santa effigie della B. V. Maria nella Cappella del SS. Sacramento della Chiesa Concattedrale di S. Giovanni della Valletta – Memoria Storica. Malta 1864. Tip. Albion Press.
- Cenni Storici della vita di S. Publio, Martire, Primo Vescovo della Chiesa di Malta – Malta 1869. Tip. Albion Press.
- Istoria della vita di S. Filippo d’Argira – Malta 1867. Tip. Albion Press.
- Le Litanie Lauretane – Breve Commentario. Malta 1879. Tip. Albion Press.
(29). Notizie Biografiche:
- Breve Notizia della vita del Dr. Arcangelo Pullicino – Malta Tip. Albion Press.
- Notizia Biografica di Francesco Azopardi, Maestro di Cappella della Chiesa Cattedrale di Malta – Malta 1876.
- Piccolo Ricordo della vita di una buona e più educatrice (Emmanuela Azopardi) Malta 1871. Tip. Albion Press.
(30). Altre pubblicazioni:
- L’arte di rendersi gradevole, esposta in una serie di lettere, dirette al giovane Stanhope da Lord Ghesterfield. Malta 1856. Tip. Anglo-Maltese.
- San Gerolamo e l’ educazione della donna – Malta 1862.
(31). Luc. XIX. 22.
(32). I Tim. II. 3.
(33). Heb. V. 1.
(34). Hom. 62 in Math.
(35). La conferenza della Sliema fu istituita, or sono pochi anni, quando scoppiò in Malta il colera. Il primo presidente di essa fu il Dr. Luigi Curmi Schinas, giovane medico, che alla grande perizia nella scienza, accoppiava una rarissima pietà. Una crudele malattia lo rapì ai suoi amati studi ed ai moltissimi amici il giorno 19 Giugno 1890 verso le 7 di sera. I poveri, cui egli prodigava gratuitamente le sue cure, perdettero in lui un angelo consolatore, la Società di S. Vincenzo uno dei suoi più validi sostegni. L’Autore desidera con questo Cenno rendere un tributo pubblico alla cara memoria del Dr. Curmi, già suo intimo amico e compagno di studi.
(36). La lettera, a cui si allude, fu spedita dal Sig.A Page Presidente del Consiglio Generale il 31 Marzo ultimo al Revmo. Canco. Cap. Dr. Don Isidoro dei Conti Formosa, che successe al PULLICINO nella Presidenza della Società, per unanime consenso dei Membri.
(37). Il ritratto di Mons. PULLICINO, esistente nella Sacrestia dell’Oratorio degli Onorati, fu dipinto dal valente pittore Sig. G. Cali. Un altro ritratto s’ ammira nella Sacrestia della chiesa del Pilar, dipinto a cura della Società di San Vincenzo di Paolo, dall’ esimio Sig. Lazzaro Pisani. Ambidue i ritratti sono somigliantissimi.
(38). Mons. PULLICINO cessò di vivere nella sua residenza di Valletta, il dì 13 Marzo 1890 alle 10. a. m. e fu sepolto nella Chiesa Cattedrale.
INSCRIZIONI
(Sulla porta esterna)
MOESTI . SVCCEDITE
QVOTQVOT . HONORATVRVM . SODALITIO
NOMEN . DEDISTIS
AETERNAM . REQVIETEM
SVPERVM . PACEM . ADPRECENTVR
PAVLLO . PVLLICINO
DOCTORI . THEOLOGO . CANONICO . MELITENSI
IN . PROTONOT . COLLEGIVM . ADLECTO
QVEM . INVIDA . MORS
RELIGIONI . ET . PATRIAE . RAPVIT
HAC . DIE . AB . EXITV . EIVS . XXXV.
ANIME . CANDIDISSIMÆ
IVSTA . FVNEBRIA . CVM . LAVDATIONE
PARENTAMVS
(A piè del tumulo)
AVE . ET . VALE
SACERDOS . PIISSIME
TIBI
PRECE . NOSTRA . FLETVQVE . MOTVS
JANVAM . COELORVM . RESERET
AEVI . SEMPITERNI . BEATITATEM
DEVS . LARGIATVR
(Sotto il ritratto)
TE . VIVENTEM
INSTAR . PATRIS . VENERATI . SVMVS
DEFVNCTVM . ADHVC . LVGEMVS
NVNQVAM . TVVM . NOMEN
PECTORE . NOSTRO . LABETVR
(Ai quattro lati)
CHRISTI . IPSV . VESTIGIIS . INHAERENS
IN . PAVPERES . LIBERALITATE . EXTITVIT
VINCENTIANAS . SOCIETATES
IN . EGENORVM . SOLATIVM
MELITAE . INSTITVIT . REXITQVE
VIR . DOCTRINA . CONSPICVVS
PVBLICIS . PRIMORDIORVM . LVDIS
ANNOS . XXX . PRAEFVIT
CIVILIS . AVCTORITATIS . OMNIVMQVE
LAVDIBVS . HONESTATVS
EXTERAS . REGIONES
STVDIORVM . CAVSSA . PERAGRAVIT
LIBROS . SCIENTIA . REFERTOS
DICTAVIT
SAPIENTIS . NOMEN . IVRE . ADEPTVS
DEI . VERBVM . PRAEDICAVIT
VIRGINIS . PRIMAE . LABIS NESCIAE
IOSEPHI . PVERI . DEI . CVSTODIS
PAVLLI . MELITENSIVM . PARENTIS
CVLTVM
MIRIFICE . PROPAGAVIT
ALOISIUS FARRUGIA, SACERDOS.